Per mantenere quel minimo di coerenza narrativa ed evitare l’effetto festa dei clown, i protagonisti di Copper Sentai devono aderire sempre a tre regole:

  1. una supertutina non usa i suoi poteri per vantaggi personali;
  2. una supertutina difende e non attacca, perché il suo scopo è di smorzare i conflitti e non aumentarne l’intensità;
  3. una supertutina deve mantenere segreta la sua vera identità.

Se la prima e la terza regola sono piuttosto intuibili e vecchie quanto l’Uomo Ragno, la seconda probabilmente merita un minimo di contestualizzazione.

Copper Sentai prende ispirazione da show televisivi precedenti alla normalizzazione delle “guerre preventive” e delle “operazioni di pace” di gruppi armati in territori fuori dalla propria giurisdizione; i suoi eroi reagiscono ai soprusi e difendono l’umanità, ma non sono mai i primi ad aggredire e cercano attivamente di evitare la violenza.

Inoltre la seconda regola evita l’uso eccessivo della forza, con la speranza mai sopita che il Nemico si ritiri finché ne ha tempo; è per questo motivo che sia le tutine sia i robot vengono messi in gioco solo quando strettamente necessario.